Per capire bene di cosa si tratta, partiamo dal considerare il significato etimologico della parola carie: il termine deriverebbe dal vocabolo latino “caries”, indicante uno stato di corrosione e di putrefazione.
Infatti per carie dentale si indica una patologia di natura batterica, in grado di colpire i tessuti duri dei denti, quali lo smalto e la dentina, fino a determinarne la degenerazione e loro distruzione, e capace di avanzare in profondità fino a infettare anche la polpa dentaria.
La carie è oggi una delle malattie più diffuse nella popolazione mondiale.
Si presenta in modo asintomatico nello stadio iniziale, e nella sua progressione è invece accompagnata da sintomi come alitosi, pus, mal di denti, e ipersensibilità, al caldo e al freddo, manifestabile anche semplicemente masticando o bevendo.
Tali disturbi sono più o meno forti, a seconda sia del grado di estensione della carie che della sua localizzazione.
Nella fase iniziale l’infezione si manifesta con l’opacizzazione dello smalto: questo, che costituisce lo strato più esterno della corona, per effetto della placca batterica, perde l’originaria lucentezza.
Man mano poi che il processo infettivo avanza, attaccando il sottostante tessuto dentinale e raggiungendo anche la polpa dentale, la carie si presenta in modo sempre più manifesto, con lesioni e cavità, e anche con annerimenti e macchie scure.
E’ in tale stadio che l’infezione provoca dolore, essendo la polpa attraversata dal nervo.
Il miglior modo per evitare la carie dentaria, e le altre infezioni che possono attaccare il cavo orale, è applicare tutte le regole di prevenzione dentale, ossia: